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La visita a questa pizzeria risale al 21/11/2018
Hisanori Yamamoto è uno di quei nomi che si legano indissolubilmente alla propria pizzeria e non se ne possono distaccare: il volto del pizzaiolo e il nome del locale viaggiano di pari passo. Anzi, si può dire quasi che la sua fama nel mondo preceda quella della pizzeria. Non si va Da ISA a mangiare la pizza perché lì si mangia bene, si va Da ISA perché vai a mangiare la pizza di Yamamoto.
Da questo punto di vista, Yamamoto come professionista e come personaggio ha molto in comune con i pizzaioli italiani, e soprattutto napoletani, che decidono di identificare l’immagine del proprio prodotto con il proprio personal brand. Se non fosse che, a differenza di molti nostri connazionali, e di molti altri suoi colleghi giapponesi, lui ha deciso per ora di restare fedele alla politica dell’uno: una sola pizzeria e un solo pizzaiolo, lui medesimo, sempre dietro al bancone, per offrire al cliente il prodotto impastato, condito e infornato con le sue mani.
Si spiega quindi come la pizzeria Da ISA non sia per niente come te l’aspetteresti. O per lo meno, come me l’aspettavo io. Data la fama di Yamamoto, che ha travalicato i confini nazionali (la sua pizza napoletana è stata più volte decretata la migliore del Giappone), facendolo apparire su numerose riviste e siti di settore, ero preparato a un ristorante da almeno un centinaio di coperti, con arredi eleganti e ampie sale illuminate con mood chic.
Non avrei mai pensato di trovarmi a quello che sembra un pezzo di Napoli estrapolato di forza dal capoluogo partenopeo e trapiantato a Tokyo. La pizzeria Da ISA ha l’aspetto e le dimensioni di una vera e propria trattoria dei vicoli del centro storico. Con l’unica differenza che nella capitale giapponese si trova situata lungo un’arteria stradale trafficata del quartiere Meguro. Il locale è piccolo, una ventina di tavoli collocati l’uno a ridosso dell’altro, nello sforzo di sfruttare ogni centimetro libero di spazio, anche all’interno di nicchie ricavate nel muro. Allo stesso tempo, però, non ci si sente oppressi. Complice la grande apertura sulla strada, l’illuminazione vivace e l’alternarsi blu e azzurro delle mattonelle sui muri, si respira ariosità.
A dirla tutta, chi proprio dovrebbe lamentare mancanza di spazio è Yamamoto stesso: rintanato nel suo piccolo antro che fa da cucina, bancone e forno, chiuso sul lato strada dal banco dei fritti da asporto (ebbene sì: potete acquistare zeppole e arancini qui). È suo il one-man show che lo vede districarsi tra i fornelli, i panetti e la pala. Da ISA è il prototipo di pizzeria indipendente che non potrebbe sussistere senza il suo proprietario. Anzi, trovo solo giusto che da questo momento in poi parlerò di Yamamoto utilizzando il diminutivo con cui è conosciuto da tutti, e che per l’appunto dà il nome al suo locale.
L’aspetto così tipico è verace della pizzeria non è casuale: Isa si è formato a Napoli alla scuola dei Cacialli, dove si è trattenuto per due anni. Da lì, oltre alle tecniche di una pizza molto tradizionale, ha acquisito anche quel gusto tutto partenopeo di colorare il proprio locale con tocchi di artigianalità: qua è la spuntano statuine di San Gregorio Armeno che contribuiscono a farci dimenticare dove ci troviamo in realtà. Ma la vera parte del leone negli arredi la fanno le numerose coppe, targhe e articoli di giornali collezionati negli anni a testimonianza di quanto sia popolare la sua pizza nel mondo. Tra queste spicca il riconoscimento di Don Antonio Starita che gli ha consegnato personalmente la targa dell’associazione Le Centenarie, unico caso al di fuori di Napoli.
Ma cos’ha di così speciale la pizza di Isa? È davvero così buona come viene celebrata? Io vi posso offrire il mio personale punto di vista. La sua specialità sta nel fatto che rispecchia tutto ciò che ti aspetteresti da una pizza verace. L’aspetto e le dimensioni in primis: lungi dall’essere la classica pizza tonda, si configura di più come una rota ‘e carretta ovale, abbondantemente ricoperta di una salsa di pomodoro di colore rosso intenso, e con un fiordilatte distribuito anche in maniera alquanto sgraziata, ma generosa. Stesso dicasi per l’olio, versato senza parsimonia.
Al morso la pizza di Isa somiglia in tutto e per tutto a quello che ti aspetteresti dalle migliori pizze del centro storico. Qui non si perde tempo con la retorica sulla digeribilità dell’impasto e le lunghe maturazioni. Non che abbia niente da dire sull’impasto, che si fa masticare senza troppi problemi. Quello che ci colpisce è però l’esplosione di sapori, determinato per lo più dalla quantità immensa degli ingredienti, accompagnati dagli aromi rilasciati dal forno a legna. Non c’è niente che contraddistingua particolarmente il gusto di questa pizza: se non fosse che non ci siamo totalmente dimenticati di dove ci troviamo.
Credo infatti che il grosso dell’esperienza derivi principalmente dal contesto che ci circonda. Una pizza come quella di Isa a Napoli ci soddisferebbe appieno, ma otterremmo esattamente quello per cui ci siamo seduti a tavola. Poter provare le stesse sensazioni dall’altro lato del globo, in un locale che tenta di tutto per farci dimenticare dove siamo, ma che allo stesso tempo ce lo ricorda grazie alla nutrita clientela giapponese, ribalta tutto il piatto. Con questa consapevolezza la pizza di Isa ne esce arricchita, e da buona diventa fantastica.
È insomma l’esperienza verace che abbatte i confini e crea un immaginario tratto d’unione tra Tokyo e i vicoli di Napoli che valorizza il tutto. Una veracità che Isa ha assimilato in maniera osmotica e ha riversato tutta nel suo piccolo locale. Nel suo sguardo troviamo persino l’intensità e la concentrazione di un pizzaiolo napoletano che lavora senza sosta perché sa che non può permettersi di perdere il ritmo.
Pizzeria & Trattoria DA ISA, 1 Chome-28-9 Aobadai, Meguro-ku, Tōkyō-to 153-0042, Giappone
Ciò non vuol dire che Isa abbia occhi solo per la sua cucina. Provate ad avvicinarlo, a chiedergli una foto, a parlargli. Vi sorriderà genuinamente con la spontaneità di chi si diverte e sa che sta rendendo felici tante persone. E potrete anche scambiarci quattro chiacchiere in italiano, lingua che padroneggia discretamente. Con una leggera cadenza napoletana, ovvio. Insomma, siamo davvero sicuri di essere a Tokyo?
PARTENOMETRO
VERY HOT: pizza molto tradizionale, dalla forma irregolare ma abbondante nelle dimensioni e nel condimento. Impasto morbido quanto basta per essere tagliato e masticato senza problemi. La generosità dei suoi ingredienti garantisce ricchezza di sapori, accresciuta ancora di più dal contesto verace che la circonda. Un piccolo pezzo di Napoli a Tokyo.
E voi l’avete provata? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti.
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1 commento
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