Home Mondo Da Peppe Napoli sta’ ca”, Tokyo: ma quanta napoletanità c’è in queste due pizzerie?

Da Peppe Napoli sta’ ca”, Tokyo: ma quanta napoletanità c’è in queste due pizzerie?

di Giuseppe A. D'Angelo

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Pizza Bufalina alla pizzeria Napoli sta’ ca” di Kamiyacho, nel 2017

La visita a queste due pizzerie risale al 1/02/2017 e al 22/11/2018

Un post lungo due anni: è così che mi viene da definire questo resoconto sulla mia esperienza alla pizzeria Napoli sta’ ca” di Tokyo. Anzi, le esperienze: perché le pizzerie sono due ed è il motivo per cui ci ho messo tanto tempo a dedicar loro una recensione. Se vi ricordate, agli inizi del 2017 mi sono recato la prima volta a Tokyo per un pizza tour: lì ho visitato la pizzeria a Kamiyacho, e ho conosciuto Carlo Errichiello. Esperienza bellissima e soddisfacente, ma c’era un ma: scopro che in realtà da poco era stata aperta una seconda sede a Komazawa ed era lì che il titolare di entrambi i locali, Giuseppe Errichiello, operava.

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I fratelli Carlo e Giuseppe Errichiello

Certo, avrei potuto cominciare a dedicare un primo post alla Napoli sta’ ca” di Kamiyacho. Ma qualcosa mi diceva che non solo sarebbe stato superfluo, ma sarebbe risultato anche monco. Perché ho percepito che i due locali, per quanto con tratti sulla carta distinti, non fossero così dissimili tra loro. E che avrei dovuto considerarli come un unicum, legati a filo doppio dalla personalità dei due fratelli: che senso avrebbe avuto se non avessi avuto la possibilità di conoscere entrambi?

Ho deciso quindi di aspettare per una recensione dettagliata, nonostante non avrei potuto avere la certezza di quando sarei tornato a Tokyo (se mai sarei tornato). Ma la sorte ha premiato l’attesa: nel breve periodo in cui ho collaborato per la comunicazione di un molino (ve ne parlo qui) sono volato in Giappone per un evento importante (di cui vi parlo qui e qui), in compagnia tra gli altri del pizzaiolo napoletano Antonio Tammaro. E insomma, finalmente sono riuscito a visitare anche il secondo locale di Napoli sta’ ca” e conoscere il suo esuberante titolare, Peppe Errichiello.

Napoli sta’ ca” Kamyacho

Ma andiamo con ordine. Quando arrivo alla sede di Kamiyacho noto già il tipo di atmosfera festosa che caratterizza questo locale. Una piccola trattoria, pochi tavoli, forse venti coperti in tutto. E tanta allegria nell’aria. Non solo da parte degli italiani, perché in realtà la clientela è 50-50, e i giapponesi sono inaspettatamente proprio i più caciaroni: anzi, dal modo di relazionarsi che hanno con lo staff sembrano quasi clienti abituali.

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Carlo Errichiello nella sede di Kamiyacho

Sicuramente molto fa il locale piccolo e la cucina a vista che non sembra per niente separata, ma anzi quasi un tutt’uno con la sala: ci si sente come abbracciati ai cuochi e ai pizzaioli. Uno staff tra l’altro formato per metà da italiani e giapponesi, con Carlo Errichiello al forno. È lui a notarmi immediatamente tra la folla, chiedendomi se sono italiano, e offrendomi un bicchierino di bollicine come accoglienza (gentilezza che gli ho visto replicare con tutti i clienti italiani).

La particolarità di questo posto è quella di essere un inno alla napoletanità: il colore azzurro predomina su tutto, dalle mattonelle alle sedie. Ma non è un caso: avevo già letto su questo articolo di Dissapore che la pizzeria fosse la sede del club Napoli-Nippon a Tokyo, e meta imprescindibile per chi volesse guardare le partite della squadra di calcio in televisione. Magliette, sciarpe e altri gadget con lo stemma del Napoli tappezzano l’intero locale. E sono naturalmente indossate anche dallo staff: anzi, la N in petto mi ricorda quasi quasi la divisa della New Team di Holly & Benji, che in originale si chiamava appunto Nippon.

Peppe Napoli sta' ca'' Tokyo
La Bufalina nella sede di Kamiyacho, 2017

Ma bando alle ciance e parliamo della pizza. In questo caso ho optato per una Bufalina. Buona, ma non esente da difetti. Sicuramente ne ho apprezzato la sofficità dell’impasto, molto alveolato, anche se un po’ discontinuo nella stesura. Le fette, spesse e sottili, si lasciavano ingurgitare senza problemi. Purtroppo la fuoriuscita del latte della mozzarella aveva coperto il sapore della salsa, ma a fare da contraltare c’erano degli ottimi pomodorini freschissimi. Ok, forse superflui su una pizza rossa, ma le hanno dato un bilanciamento di sapori in più.

A un certo punto Carlo abbandona il forno in un momento di pausa per dedicarmi un po’ di tempo. Una caratteristica che ho riscontrato in entrambi i fratelli, che da buoni padroni di casa tendono a passare molto tempo con i loro commensali, condividendo quell’atmosfera di accoglienza calorosa tipica di Napoli. Certo è che Carlo, come avrò modo di scoprire a distanza di due anni, è molto diverso dal fratello: tranquillo e placido, la sua compagnia è stata l’occasione per una bella chiacchierata in cui mi ha narrato le loro vicende e l’apertura dei due locali. Il limoncello che mi ha offerto alla fine e la foto con tutto lo staff sono state la ciliegina sulla torta di una serata davvero piacevole.

Napoli sta’ ca” Komazawa

Come vi dicevo, ritorno a Tokyo dopo quasi due anni. E finalmente ho l’occasione di visitare anche la sede di Napoli sta’ ca” a Komazawa. Situato in un tranquillo vicolo di un’arteria stradale principale, sembra quasi vivere totalmente distaccata dal caos del traffico cittadino a pochi metri. E quando entro nel locale mi rendo conto che ho fatto bene ad attendere: se nella mia idea mi aspettavo un ristorante totalmente differente dalla prima sede, magari con un accento un po’ più di classe, vengo totalmente smentito. Gli spazi sono più ampi, ma il contesto gioviale da trattoria rimane integro.

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Staff giapponese in cucina nella sede di Komazawa

Merito dell’effervescente personalità di Peppe Errichiello. A Napoli utilizziamo un termine per descrivere le persone come lui: diciamo “napulegno”. Una veracità che va oltre il sigillo di autenticità emanato dal carattere o dal comportamento che si può riscontrare in genere nei napoletani. Nel suo caso è la gestualità, la voce acuta, il tono da strada e persino un divertentissimo accento napoletano evidente nel perfetto giapponese parlato di Peppe che lo contraddistinguono.

Peppe non è un semplice pizzaiolo: è un oste a tutti gli effetti. Nel nostro caso la sua presenza al bancone è stata fondamentale, soprattutto per le pizze a quattro mani realizzate con Antonio Tammaro. Ma io me lo vedo, nelle sue serate, passare molto più tempo in sala a intrattenere i suoi clienti, a farli sentire a casa, a trasmettergli tutta la sua napoletanità. E il locale stesso è lo specchio della sua anima: anche qui il blu mare emerge dappertutto nelle decorazioni, e l’amore per la squadra di calcio non manca di farsi sentire.

Napoli Sta Ca Komazawa pizzeria Tokyo Giuseppe Errichiello e Antonio Tammaro
Giuseppe Errichiello e Antonio Tammaro

Ho potuto mangiare una Margherita saporita, ma a onor del vero non è stato il piatto top della serata. Peppe dà il meglio di sé col suo cavallo di battaglia: la Don Salvo, una pizza in forma di stella a otto punte, condita con pomodorini e mozzarella di Bufala, e con ricotta e salame napoletano in ogni singola punta. Un insieme di sapori che mi ha conquistato in pieno: ci sarà un motivo per cui questa è la pizza più venduta del locale, quasi un marchio di fabbrica.

Ma a Komazawa ci siamo andati in due serate, e non ci siamo fatti sfuggire i piatti tipici della cucina. O meglio, ci è stata letteralmente imposta, perché Peppe da bravo anfitrione non ha voluto farcene andare senza che assaggiassimo le sue specialità. Il locale punta principalmente sulla cucina di mare (il blu è anche un chiaro riferimento al lato marittimo che unisce Napoli e Tokyo) e le sue linguine allo scoglio ci hanno deliziato. Ma è stato il ragù napoletano che mi ha messo letteralmente ko: una salsa satura di amore, pappuliata allo stato estremo, e impregnata del sapore della carne. Una meraviglia che trasuda viscosità gustosa al solo sguardo, e che mi sono obbligato a mangiare senza ritegno nonostante il mio stomaco fosse già provato.

Peppe Napoli sta' ca'' Komazawa pizza a stella
La pizza Don Salvo realizzata da Giuseppe Errichiello

Due locali, due pezzi di Napoli trapiantati a Tokyo: in una città in cui la maggior parte delle pizzerie napoletane è gestita, anche ottimamente, dai giapponesi stessi i fratelli Errichiello annullano le distanze e ci fanno dimenticare di essere a 10.000 km da casa. Che sia per il loro spirito di accoglienza, che sia per la cucina, che sia per la loro personalità ma è proprio il caso di dirlo: Napoli sta ccà!

PARTENOMETRO

VERY HOT: le pizze di questi due locali hanno un’anima particolare. Nell’aspetto e nella composizione sono abbastanza dissimili dalla classica pizza napoletana, ma l’utilizzo di ingredienti genuini è un sigillo di autenticità. La qualità dei sapori si riscontra anche e soprattutto in una cucina classica napoletana che trasuda veracità.

E voi l’avete provata? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti.

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