Lo scorso novembre, come forse ricorderete, mi sono recato a Milano per alcuni giorni. Per me è stata finalmente l’occasione per fare un breve punto della situazione della pizza napoletana nella città meneghina. Breve è la parola giusta: l’esplosione del fenomeno ha portato all’apertura di un numero di locali di ottimo livello difficilmente computabile nel giro di così poco tempo.
Milano è anche in gran modo responsabile di tanta attenzione rivolta dalla stampa italiana alla pizza napoletana negli ultimi anni. Fiumi di inchiostro sono stati versati non solo dalle riviste di settore, ma ancora prima da quei blogger pionieri (di cui, ahimè, sentiamo oggi la mancanza) che hanno cominciato a documentare una situazione che ai più era ancora sconosciuta. Altro che il foodporn facile dell’Instagram napoletano, c’è stato un periodo in cui si parlava di pizza molto più a Milano che in Campania!
I pizzaioli di quelle parti sono riusciti in due imprese non da poco. La prima: far piacere a un popolo così diverso quel tipo di pizza convenzionalmente ritenuto pesante e indigesto. La seconda: sdoganare il pensiero comune, nel pubblico non di settore e quindi non informato, per cui la pizza napoletana si potesse fare solo a Napoli. Gettando così luce riflessa anche sulle tante piccole realtà sparse in tutta Italia che sfornano un ottimo prodotto lontano da Napoli. Ebbene sì, oggi c’è più consapevolezza.
Forse non ce ne rendiamo conto, ma stiamo parlando di una rivoluzione vera e propria. Perché oggi la pizza napoletana – quella vera, non quella millantata – è sulla bocca di tutti, ma fino a pochi anni fa l’idea che si potesse definire un termine di paragone al di fuori di Napoli per molti rasentava l’assurdo. Oggi invece diamo per scontato che, dovunque andiamo, ci debba essere almeno un luogo dove poter mangiare una pizza napoletana decente. Per cui mi chiedo: data l’evoluzione alla quale abbiamo assistito in così poco tempo, vedremo un’altra città seguire le stesse orme di Milano?
La risposta breve è sì, perché sta già succedendo da diverse parti. Per cui sarebbe più corretto chiedersi: qual è la città, fuori dalla Campania, che si appresta a diventare il prossimo centro nevralgico di produzione della pizza napoletana? E qui ci sarebbe da buttare uno sguardo un po’ in giro, perché le dinamiche sono diverse a seconda delle località.
Una buona candidata potrebbe essere Roma. Che suona un po’ come un paradosso, considerato che i romani sono da sempre i nemici numero uno di quel “mattone indigesto” che è la pizza napoletana. Eppure, piano piano, qualcosa sta penetrando anche da quelle parti. Manifestazioni come La Città della Pizza ne sono la dimostrazione. E non è un caso che nella capitale siano già presenti marchi forti come Michele, Rossopomodoro, e DiMatteo (e si vociferava anche Sorbillo, ma ha più aperto?).
A Roma la sperimentazione è avvenuta sicuramente in maniera centellinata per mano di una miriade sparsa di locali che probabilmente né io né voi conosciamo. Perché, se per un locale come La Gatta Mangiona – che da oltre vent’anni propone un ibrido di successo tra napoletana e romana – si fa un gran parlare, ci saranno sicuramente tanti altri ristorantini simili conosciuti magari solo alla gente del proprio quartiere. Ma l’attenzione mediatica degli ultimi anni ha portato alla ribalta nomi come Daniele Seu e Marco Quintili . Sprazzi di rivoluzione cominciano ad avvertirsi anche nella capitale.
Sul modello Milano invece potremmo forse guardare ad altre tre città, che sembrano procedere in maniera lenta ma costante. La prima è Bologna, dove mi segnalano costantemente una serie di buone pizzerie, anche se con giudizi alterni. La seconda è Torino, che sto tenendo d’occhio da un po’ e che sembra fare delle promesse interessanti. Anche qui un big di Napoli, Starita, ci ha già messo lo zampino. La terza, in misura minore, è Firenze, che già in passato ha vantato nomi come Marco Manzi e Giovanni Santarpia (ma che, appunto, dipende molto dalla presenza o meno di pizzaioli di talento).
L’Italia è vasta, i pizzaioli bravi sono tanti e molti locali sconosciuti. Io purtroppo non ho avuto modo di esplorare approfonditamente o di persona tutte queste realtà (non ancora per lo meno), e mi baso più che altro su riferimenti e su quello che riesco a leggere in giro. Per cui passo la palla a voi: secondo voi, quali sono, o saranno, le città italiane dove si mangerà più pizza napoletana in un prossimo futuro?
2 commenti
A mio parere a Torino la pizza di Napples ha qualcosa in più rispetto ad altre. Non manca la concorrenza ma la loro pizza sa di Napoli, sa di ingredienti di qualità superiore e il giorno dopo passi la giornata a ripensare alla sera prima mentre la mangiavi! Provatela assolutamente
Ciao Maurizio! Spero di poterlo fare al più presto 🙂