Sono ormai quasi tre anni che seguo con molto interesse la diffusione della pizza napoletana in Polonia. E vi ho già raccontato più volte di come, a differenza di altri paesi europei, questa diffusione stia avvenendo in maniera esponenziale: un’esplosione vera e propria!
Senza dubbio uno dei pizza tour più soddisfacenti che abbia effettuato è stato quello a Wrocław (Breslavia), nel gennaio 2019. Già da tempo prima che che ci andassi avevo ottenuto molti consigli dalla gente del posto e tutti erano concordi su una cosa: Wrocław è la capitale della pizza in Polonia.
Le opzioni erano già varie quando mi ci sono recato io, tanto è vero che non sono riuscito a visitare tutte le pizzerie che avrei voluto. Ma nel giro di poco più di un anno l’offerta si è raddoppiata, andando oltre la classica pizza napoletana, e offrendo anche pizza in teglia e pinsa romana. E la stessa cosa è avvenuta nel resto del paese: sempre più pizzerie di tutti i tipi di continuano ad aprire in Polonia, sparse tra i grandi centri (come Cracovia o Varsavia) e i piccoli paesi.
La cosa particolare, è che solo in rare occasioni l’apertura avviene per mano di imprenditori italiani, come accade in altri paesi. Quasi sempre, invece, si tratta di imprenditori polacchi, che si appoggiano a loro volta a pizzaioli e pizzaiole del luogo che in Italia magari neanche ci sono mai stati, e che hanno imparato da completi autodidatti, o seguendo corsi certificati.
Ma come si spiega questo improvviso amore per i vari tipi di pizza italiana (e, bisogna dirlo, principalmente per lo stile napoletano) che è esploso in questo paese? Sarebbe difficile trovare una risposta che si concentri esclusivamente sul popolo polacco. È vero che nell’ultimo decennio stiamo assistendo a questa rapida espansione in tutta Europa, con modalità diverse nei vari paesi. Ma solo in Polonia possiamo dire che c’è stato un vero e proprio boom che ha coinvolto l’intera nazione.
Forse una delle spiegazioni potrebbe risiedere nel fatto che anche i polacchi hanno una lunga tradizione nella panificazione e nella pasticceria. Tanto è vero che sembra che il metodo del poolish, ovvero la biga liquida, sia una storpiatura del termine inglese polish per indicare appunto una lavorazione del prefermento in uso in Polonia. E non dimentichiamoci che anche uno dei dolci tipici della pasticceria napoletana, il babà, ha in realtà un’origine polacca.
Il legame tra la scoperta di questa passione per la pizza da parte dei polacchi e lo stile napoletano è evidente. E questa passione non riguarda solo gli imprenditori che aprono pizzerie, ma soprattutto chi la pizza la fa in casa. E stiamo parlando dello stesso trend di crescita, per migliaia e migliaia di appassionati.
E non lo dico io. Ce lo racconta il gruppo Facebook Klub Miłośników Pizzy, che letteralmente vuol dire “club degli amanti della pizza”. Ho già avuto modo di approfondire la nascita e lo sviluppo di questo gruppo, e della diffusione di questa passione, con una chiacchierata live con il suo fondatore Marcin Lupa (vedi a fondo pagina). Un polacco naturalizzato italiano con la passione per la pizza fatta in casa, che ha raccolto attorno a lui 20.000 persone.
Esatto, avete letto bene: 20.000 appassionati di pizza fatta in casa. Un numero che tra l’altro è cresciuto esponenzialmente nell’ultimo anno. Solo fino a un anno fa il gruppo contava “appena” 4.000 membri. E non basta dare la colpa al lockdown per la sua crescita, perché il trend era in ascesa già dallo scorso Natale.
Tanto è vero che sin da subito Marcin e gli altri admin del gruppo hanno cominciato a organizzare dei raduni dal vivo con i membri del gruppo per discutere di pizza ed effettuare dimostrazioni dal vivo. E proprio di recente si è svolto il terzo raduno, dove ho avuto il piacere di essere invitato anche io per parlare del mio blog e del mio punto di vista, da napoletano, di questo enorme interesse da parte dei polacchi.
Il raduno si è svolto all’interno dell’Hostel Koss nella cittadina polacca di Górki Wielkie. Vi hanno partecipato quasi una settantina di persone, tutti rigorosamente dotati di mascherina e disposti nella sala adibita allo show cooking con il dovuto distanziamento sociale. L’evento si è svolto dal 16 al 18 ottobre, poco prima che la Polonia cominciasse a inasprire le misure per i contagi e dichiarasse molte aree zona rossa.
Dopo la prima serata di preparativi e di impasti di prova per rodare i fornetti elettrici (e mangiare qualche gustosa pizza napoletana), siamo entrati nel vivo con la giornata di sabato 17. Dopo il discorso introduttivo di Marcin che ha presentato l’evento e lo staff del gruppo, ho avuto l’onore di effettuare un breve speech a proposito del blog. Mi sono concentrato naturalmente sul mio interesse per la loro passione, mostrando immagini del pizza tour di Breslavia come riferimento.
Il resto della giornata ha poi visto protagonista il pizzaiolo romano Andra Gancio, della pinseria Woda i Maka a Rzeszów. Andrea è per l’appunto specializzato (e certificato) nella pinsa, e ci ha tenuto a far conoscere questo prodotto di panificazione che sta prendendo sempre più piede anche in Italia negli ultimi anni, e che recentemente sta conquistando anche la Polonia. Oltre alla pinsa, Andrea ha fornito anche una dimostrazione pratica di pizza in teglia, specificando bene le differenze nei metodi di lavorazione dei due tipi di impasti e le relative farine.
Il secondo giorno invece è stato dedicato tutto alla pizza napoletana. La dimostrazione è stata effettuata dal pizzaiolo di Torre Annunziata Domenico Galasso, in forze alla pizzeria Casa Mia di Varsavia, e già con una lunga esperienza nella capitale polacca. Alle dimostrazioni di impasto sono seguite naturalmente quelle di staglio e stesura.
Durante la tre giorni di evento ho avuto modo di chiacchierare con molti di questi appassionati (avrei voluto parlare con tutti, ma erano davvero tanti). Ho cercato anche di capire l’origine della loro passione, ma in realtà erano più le domande che ricevevo io in relazione alle migliori pizzerie di Napoli. Perché c’è da dire che sono pochi tra loro quelli che si sono recati nella terra madre della pizza. Alcuni sono stati in Italia ma non si sono spinti fino a sud.
Eppure, se anche sul piano dell’esperienza è mancato loro il classico pellegrinaggio, per tutto il resto questi appassionati hanno esattamente lo stesso contatto con la pizza che abbiamo noi. Manipolano gli impasti e stagliano palline come perfetti professionisti, e i risultati di tantissimi di loro sono eccellenti (basta farsi un giro nel gruppo e dare un occhio alle foto).
Ma soprattutto, come ho detto in apertura, essendo che in Polonia non mancano le pizzerie di buon livello molti di loro hanno potuto assaggiare un prodotto che non ha nulla da invidiare a quello che esce dai forni di Napoli.
Continuerò a seguire con interesse le vicende di questo gruppo, e l’evoluzione della pizza napoletana in Polonia. Ormai è diventata una piccola passione che mi fa sentire molto vicino a quel paese, dove mi sono recato già cinque volte. E, come ho detto nel mio speech, dobbiamo stare attenti: perché se noi napoletani abbiamo rubato il babà ai polacchi, loro potrebbero rubarci la pizza. E la cosa bella, è che non possiamo che esserne contenti.
[Tutte le foto sono di Radek Puta]