La visita a questa pizzeria risale al 13/04/2017
Scrivo questo post a distanza di tre settimane dalla mia visita in questa nuova pizzeria di Londra. La spiegazione è semplice: non ero ancora sicuro di voler parlare della pizzeria Quartieri di Kilburn. L’esperienza è stata infatti un po’ mista, e nel complesso non del tutto positiva. Avevo già accennato qualcosa in un post sulla mia pagina Facebook pubblicato il giorno dopo.
Eppure non tutto è andato storto, per cui ho finalmente deciso di approfondire la mia esperienza di quella serata, per dare a Cesare quel che è di Cesare. E di sospendere il giudizio: come ho già detto, nel momento in cui l’ho visitata io, questa pizzeria aveva aperto da poco più di una settimana. In questi casi, quando ci si trova di fronte a dei difetti, si aspetta per permettere al locale di ingranare. Nel frattempo si offrono i propri feedback, sperando siano ascoltati. E si ritorna dopo un po’ di tempo per vedere se qualcosa è cambiato in meglio. Questo vale ancora di più per un prodotto come la pizza, che si basa su un impasto che deve tenere conto di diversi fattori non da poco, quale la qualità dell’acqua e il clima di una città diversa da Napoli.
Prima di iniziare, però voglio specificare una cosa, che ho già scritto a chiare lettere nel titolo: la pizzeria Quartieri di Kilburn NON è la sede londinese del Trianon di Napoli. Di solito le headline del mio blog vogliono dare un’anticipazione su quella che è stata l’esperienza generale nella pizzeria, ma in questo caso ho preferito chiarire subito un altro aspetto della questione. Perché non riesco a sopportare che persino nell’ambito del giornalismo gastronomico ci sia chi faccia a gara al titolone fake pur di acchiappare visite.
Prima ancora che i web magazine di settore e non si rendessero conto dell’apertura di questa pizzeria spacciandola per un altro grande nome napoletano in arrivo a Londra (sfruttando il clamore dell’annuncio dell’imminente apertura di Michele), io avevo già dato, con un anticipo di due mesi, un’anteprima, con tanto di generalità del proprietario e riferimento al background dei pizzaioli. Che, sì, venivano dalla squadra del Trianon. Ma il legame si ferma là.
La pizzeria è infatti il parto di Tony Carelli, un ristoratore inglese di padre italiano, che ha deciso di aprire il suo locale con il supporto di alcuni pizzaioli della storica pizzeria napoletana. Riuscii ad avere un breve scambio di messaggi online con lui, in cui mi aveva accennato qualcosa, e gli avevo poi chiesto se potevo fargli un’intervista approfondita via email. Purtroppo, nonostante avessi ricevuto tutti i contatti a cui inviare le mie domande, le mie email successive non hanno mai avuto risposta. In questo modo non ho mai potuto ufficialmente smentire quello che svariati siti web si stavano affrettando a scrivere in massa a caratteri cubitali. Ma, ehi, d’altronde oggigiorno la verifica delle fonti è un optional, no?
Il dubbio è stato fugato quando ho avuto l’occasione di parlare con Tony Carelli durante la mia visita. Sono infatti andato in una delle serate di soft launch, quando il menù delle pizze era offerto a metà prezzo. Come un perfetto anfitrione, il proprietario ha passato l’intera serata tra i tavoli a conversare con gli ospiti e a parlare del suo prodotto. L’atmosfera è stata molto piacevole, in un locale dagli arredi caldi e in cui l’eccitazione per la nuova apertura rendeva tutto più elettrizzante.
Ma adesso veniamo alla nota dolente: le pizze. Perché, come ho anticipato fin dall’inizio, quello che ho mangiato non è stato un ottimo prodotto sotto alcuni punti di vista. Ma permettetemi di essere più specifico.
Innanzitutto io e la mia ragazza abbiamo ordinato due pizze estremamente diverse. Io una classica Margherita, in questo caso non Bufalina perché purtroppo la mozzarella di Bufala era finita. La mia ragazza una bianca con provola affumicata, guanciale romano e datterini gialli.
Partiamo dai difetti. Il primo, il più evidente e purtroppo peggiore è stato l’impasto. Cornicione gommoso, pesante, difficile da mandare giù, e che in una delle due pizze ha coperto buona parte del disco. Anche la base della pizza era molto spessa e, paradossalmente, quello che dovrebbe essere un pregio, le ampie dimensioni, diventa un difetto nel momento in cui questa risulta molto poco digeribile.
Anche la cottura ha avuto delle pecche: perché sia il fiordilatte che la provola sono usciti decorati da numerose macchie di bruciatura. Inoltre entrambe le pizze, soprattutto la mia Margherita, sono state condite con un mare d’olio, che colava dalle fette come un rubinetto aperto.
Ma passiamo ai pregi, che come ho detto non tutto era sbagliato. E l’abbondanza era uno di questi. D’accordo, l’olio era esagerato, ma fortunatamente anche gli altri ingredienti sono stati disposti con altrettanta generosità. A partire dal sugo della Margherita, che proviene dai pomodori San Marzano delle Conserve Marrazzo. Un sugo che al primo assaggio non mi ha detto proprio niente, ma che è riuscito a conquistarmi fetta dopo fetta rivelandosi di ottima qualità. Probabilmente il motivo per cui il sapore è risultato più attenuato all’inizio è il fatto che il fiordilatte, anche questo copioso, fosse abbastanza insignificante.
Molto meglio invece la pizza della mia ragazza. La provola affumicata, abbondante ma non troppo, sprigionava tutto il suo sapore tipico. Ancora meglio il guanciale, tagliato a fette finissime: la cottura ha contribuito sicuramente ad esaltarne gli aromi, e raramente ho mangiato qua a Londra un affettato così gustoso. A fare da accompagnamento a tutto, gli ottimi datterini gialli.
Insomma, l’esperienza alla pizzeria Quartieri di Kilburn è stato un mix di sensazioni contrastanti. Purtroppo non si può sorvolare su quella che è la caratteristica principale della pizza, ovvero l’impasto. Come ho già detto, in quest’occasione il mio Partenometro non comparirà sulla pagina. Ma spero vivamente che le cose migliorino e che io possa ritrovarmi a ribaltare anche il giudizio su quel fronte. Incrociamo le dita.
E voi l’avete provata? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti.
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Quartieri, 300 Kilburn High Rd, London NW62DB